Il tasso di dispersione scolastica in Sicilia si attesta sopra il 17%. L’isola si conferma, così, tra le prime regioni in Europa per numero di giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni che non proseguono gli studi dopo aver conseguito un titolo secondario inferiore.
Ulteriori dati su questo fenomeno sono stati forniti di recente dal centro studi Articolo 49, che nel sottolinearne la drammaticità non ha potuto esimersi dal mettere in luce le evidenti differenze tra la nostra isola e il nord Italia. Un divario di diversi punti percentuali, con picchi di 11 punti di differenza tra la Sicilia e l’Umbria e di 10 punti tra l’isola e il Friuli.
Una differenza abissale rispetto alla media italiana, inferiore al 10%, che ci vede più indietro anche rispetto alle regioni del Sud Italia e che comporta una marcata disparità di opportunità lavorative, una maggiore possibilità di esclusione sociale e redditi più bassi per una fetta consistente dei giovani siciliani.
Risanare le profonde ferite del tessuto scolastico siciliano, che sono alla base del fenomeno della dispersione scolastica, è una delle principali sfide che la nostra isola deve affrontare. Una sfida complessa, ostacolata anche dalla possibile attuazione dell’autonomia differenziata, con il conseguente dirottamento di risorse essenziali per la nostra terra.
Il sistema scolastico siciliano ha bisogno di un’azione politica concreta da parte del Governo regionale e nazionale, che attraverso investimenti adeguati garantisca infrastrutture e servizi essenziali per arrestare il dilagare della dispersione scolastica tra i giovani siciliani e permetta a un numero sempre maggiore di studenti di proseguire nel proprio percorso di studi.