Nonostante il calo delle temperature e le piogge invernali, l’emergenza idrica, divenuta ormai una costante nelle vite dei siciliani, non accenna ad arrestarsi. In particolare, le provincie di Agrigento, Enna e Caltanissetta sono ridotte allo stremo, tra acque contaminate e acqua che non viene consegnata da oltre un mese.
Agrigento: convocata con urgenza cabina di regia
Negli scorsi giorni si è svolta la riunione in prefettura che ha visto coinvolti i sindaci di Agrigento, Racalmuto, Favara e Canicattì – oltre i vertici di Aica, Siciliacque e Genio Civile – per fare il punto sulla situazione drammatica in cui versa ancora la gestione delle risorse idriche in tutta la provincia agrigentina.
Da qui la ferma volontà di richiedere la convocazione dell’ennesima cabina di regia – riunitasi la mattina del 10 gennaio – per discutere sulle possibili risoluzioni, alla presenza del capo della protezione civile regionale Salvo Cocina e di altri sindaci di paesi come Aragona e Ravanusa, in cui l’emergenza idrica continua ad avere risvolti ingestibili.
Ad Agrigento, infatti, la crisi idrica non risparmia nessuna zona: dai quartieri più periferici – come il Quadrivio Spinasanta – in cui l’acqua non viene erogata da diverse settimane fino a 50 giorni, alle strade in pieno centro storico, dove le strutture ricettive sono costrette a rifornirsi d’acqua attraverso tubi improvvisati. Nel frattempo, i fondi destinati alla Capitale della Cultura 2025 vengono spesi per eventi e spettacoli, lasciando inalterate le evidenti carenze strutturali.
A Racalmuto, alcuni quartieri del paese hanno registrato turni di erogazione fino a 35 giorni. Mentre ad Aragona i turni di erogazione dell’acqua, nella migliore delle ipotesi, si sono allungati a 10-12 giorni, raggiungendo picchi di 20 giorni in alcune zone del comune, con una quantità di acqua che non arriva nemmeno a riempire i recipienti.
Turni drastici anche per il comune di Canicattì, dove i 34 litri al secondo che scorrono nelle tubature sono nettamente insufficienti a soddisfare i bisogni dei cittadini e a far fronte ai possibili disagi che la carenza d’acqua arrecherebbe all’ospedale, al poliambulatorio e al centro dialisi presenti nel comune; nonché alle scuole che da pochi giorni hanno visto il rientro degli studenti dalle vacanze natalizie.
Acqua contaminata: a Caltanissetta si riaccende la protesta
Nulla di diverso, d’altronde, dai tristi sviluppi della crisi idrica nel nisseno, dove pochi giorni fa, a causa di un guasto all’acquedotto Fanaco, Caltaqua ha temporaneamente sospeso la programmata distribuzione nei comuni di Acquaviva Platani, Bompensiere, Campofranco, Delia, Milena, Montedoro, Mussomeli, Sommatino e Sutera.
Inoltre, lo scorso 10 gennaio, il sindaco di Caltanissetta ha emesso un divieto temporaneo di consumo di acqua per uso alimentare, a seguito delle analisi su campioni d’acqua destinate al consumo umano – effettuate dall’Asp di Caltanissetta – che hanno rilevato parametri relativi alla torbidità superiori alla media.
A segnalare il colore inconsueto dell’acqua erano stati propri cittadini e comitati – come il Comitato delle mamme di Caltanissetta – che venerdì mattina hanno organizzato un sit-in per chiedere di parlare con i responsabili di Caltaqua. Di certo, la protesta non si ferma qui: per mercoledì 15 gennaio, infatti, è stato fissato un secondo sit-in davanti la prefettura per rivendicare turni più equi e gestibili e una maggiore trasparenza sulla gestione degli invasi e delle reti idriche del comune.
Enna: si ringraziano le piogge, ma nessuno investe sul lungo periodo
La situazione sembra invece migliorare ad Enna e in alcuni comuni la cui distribuzione idrica dipende quasi esclusivamente dall’invaso Ancipa. Ciò non è di certo dovuto all’azione delle istituzioni, del tutto inconsistente, ma alle piogge e alle nevicate dell’ultimo mese. Infatti, il volume d’acqua presente nella diga è salito da 670.000 a oltre 11 milioni di metri cubi, dando un primo sospiro di sollievo ai cittadini in protesta ormai da mesi.
Nonostante ciò, le turnazioni, se pur ridotte, rimangono tutt’ora vigenti, insieme alla preoccupazione che con l’arrivo della bella stagione i livelli d’acqua negli invasi possano di nuovo calare drasticamente, senza che nessuno si sia preoccupato di garantire soluzioni di lungo periodo per i cittadini ennesi.
La Sicilia tutta, dunque, continua a fare i conti con una situazione emergenziale che va avanti da ormai troppo tempo. Recipienti di scorta, autobotti e turnazioni rimangono ancora le parole chiave degli interventi programmati dalle istituzioni per affrontare una questione, quella della gestione della crisi idrica, che avrebbe necessità invece di soluzioni sistematiche e strutturali, volte non a mettere le toppe, ma a prevenire l’insorgere del problema.