È stato recentemente inaugurato ad Augusta l’impianto di stoccaggio di CO2 in mare più grande al mondo in termini di capacità produttiva. Si stima che l’opera, che rappresenta la punta di diamante della neonata startup Limenet, possa trattare fino a 800 tonnellate di CO2 l’anno.
Ci troviamo davanti all’ennesima contraddizone del settore energetico in Sicilia. La costruzione di un sistema di impianti per “risolvere” il problema delle emissioni di Co2 è, infatti, promossa in larga parte dagli stessi colossi dell’industria fossile che da decenni gonfiano i loro profitti generando le problematiche che ora vogliono far credere di voler risolvere. Gli stessi che, da decenni, scaricano le conseguenze delle loro azioni sulla popolazione. Basti pensare alla recente pioggia di petrolio che ha coinvolto il comune di Melilli. Tutto ciò è accompagnato dall’assoluta mancanza di interesse da parte del Governo ad investire in opere in grado di soddisfare i bisogni dei siciliani.
Il progresso scientifico e tecnologico in Sicilia si ripresenta, dunque, come uno strumento in grado di generare un rendiconto economico utile solamente ad accrescere i profitti di pochissimi, trascurando per l’ennesima volta le reali necessità di chi abita l’isola ed è costretto a convivere con innumerevoli disservizi. Tra queste, l’impossibilità di fare affidamento su un sistema sanitario adeguato o la possibilitàdi sviluppare malattie oncologiche a causa delle esalazioni dei poli petrolchimici che avvelenano l’isola.
Condizioni che esasperano l’esistenza stessa dei siciliani sull’isola e che, ogni anno, spingono migliaia di residenti a dover abbandonare la propria terra.
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