L’epidemia stagionale da Virus respiratorio sinciziale (Vrs), che può portare nei neonati gravi casi di bronchiolite, è alle porte e può avere conseguenze gravissime. In vista di questo, i pediatri si stavano attrezzando per la campagna vaccinale, quando la circolare inviata il 18 settembre dal ministero della Salute ai dirigenti regionali della sanità li ha presi alla sprovvista.
Il Ministero, infatti, aveva negato l’erogazione gratuita del vaccino al Sud e alle isole (Lazio, Abbruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), in quanto, essendo Regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario, non possono garantire la somministrazione gratuita del vaccino, trattandosi di prestazioni “extra Lea” (cioè non comprese nei livelli essenziali di assistenza).
La circolare ha scatenato immediate polemiche. La Sicilia, ad esempio, ha già acquistato le dosi necessarie: «Abbiamo ordinato 35mila fiale. Adesso ci viene negata la possibilità di utilizzarle», afferma Mario Palermo, dirigente del servizio prevenzione. E i pediatri siciliani insorgono: «È assurdo che un bambino nato a Palermo non possa avere il farmaco e uno nato a Milano sì».
In risposta all’acceso dibattito scatenatosi, il Ministero è stato costretto a fare dietrofront e ad affermare, in una nuova circolare, di avere avviato i contatti con l’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco) per rendere disponibile, in tutte le Regioni, a carico del Servizio Sanitario Nazionale e quindi senza costi per i cittadini, l’anticorpo monoclonale Nirsevimab contro il virus respiratorio sinciziale nei bambini.
Nonostante il passo indietro compiuto dal Ministero, misure come queste evidenziano la volontà delle istituzioni italiane di non investire nella Sanità in Sicilia, già da tempo dilaniata da continui tagli e mancati interventi, e di non interessarsi delle esigenze – evidentemente non prioritarie – dei siciliani, che si trovano così impossibilitati a godere pienamente del diritto alla salute.
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