Un recente rapporto Save the Children mette in evidenza come, nonostante il servizio scolastico in Sicilia sia ben al di sotto della media nazionale, del tutto inadatto a soddisfare i bisogni fondamentali degli studenti, a beneficiare maggiormente dei fondi del Pnrr per la riqualificazione scolastica siano comunque le aree del nord Italia.
Le province di Agrigento, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa, a cui si aggiunge Foggia, in cui gli studenti che usufruiscono del servizio mensa sono meno del 10% – il tasso più basso d’Italia – hanno ricevuto finanziamenti per circa 21 milioni di euro per la ristrutturazione degli spazi mensa.
Di contro, le province con la percentuale più alta di alunni che giovano del servizio, Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano, hanno ricevuto 30 milioni di euro.
Per la riqualificazione delle palestre la situazione in Sicilia non cambia e, nonostante in questo caso i fondi stanziati siano maggiormente destinati a Sud e Isole, prevedendo in media 3 progetti ogni 100 istituti per le 6 province con una percentuale di scuole dotate di palestra inferiore o uguale al 30%, nella provincia di Palermo i progetti avviati sono in totale 6, ovvero 1,1 ogni 100 istituti, meno rispetto a quelli previsti per le province con percentuali di palestre uguali o superiori al 65%.
Discorso analogo per quanto riguarda la disponibilità del tempo pieno. La Sicilia che si posiziona al penultimo posto in Italia, con una percentuale pari all’11,1%, e gli investimenti sono risultati del tutto insufficienti per colmare il gap con regioni come la Lombardia, la Toscana o il Lazio, in cui il tempo pieno è garantito rispettivamente al 55,1%, al 55,5% e al 58,4% degli studenti.
È quindi evidente come il Pnrr, tanto decantato dalla classe politica nazionale come lo strumento utile per diminuire le disuguaglianze tra la Sicilia e il Nord Italia, sia stato invece utilizzato per favorire i centri produttivi dello Stato italiano.
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