L’anno scolastico è alle porte, e si apre con l’ennesima batosta per le famiglie siciliane, che saranno costrette a spendere un patrimonio per poter mandare i propri figli a scuola. Quest’anno l’inflazione ha colpito particolarmente quest’ambito, con un rincaro del costo dei libri e del corredo scolastico tutto che si aggira più o meno intorno al 6,26%, ma con picchi che arrivano fino al 18%.
Quanto costa studiare?
Ogni famiglia, per garantire che il proprio figlio possa andare a scuola con almeno il corredo di base, dovrà spendere in media 606,80 euro.
Se l’inflazione interessa tutte le province siciliane, Palermo risulta essere, secondo Federconsumatori, l’aprifila della classifica, registrando l’aumento dei costi più alto dell’isola.
Sul podio ci sono i licei scientifici, dove si è passati dalla media – già alta – del 2022 di 345,80 euro, a 379,30 euro. A seguire gli istituti tecnici, in cui da 354,20 euro si è arrivati a spendere 376,50 euro. Medaglia di bronzo, infine, per i licei classici, che passano da 332,85 euro a 341 euro.
Il presidente di Federconsumatori, esprimendosi sul tema, ha invitato le famiglie più in difficoltà a risparmiare sui costi del materiale scolastico, ad esempio comprando «zaini di buona qualità», chiedendo anche a uno «sforzo comune tra scuole e famiglie».
Sappiamo bene che questa non può essere la risposta reale al problema del caro libri che, sempre più spesso negli ultimi anni, parta dagli studenti delle scuole a organizzarsi attraverso i mercatini dell’usato per far risparmiare le famiglie, ma che a scendere in piazza per pretendere che il diritto allo studio sia loro garantito.
Il peso della crisi sulle spalle degli studenti
Gli studenti siciliani e le loro famiglie sono costretti così a sopportare il peso di un momento di crisi economica acuta, in cui migliaia di famiglie hanno perso il supporto del Reddito di Cittadinanza mentre l’inflazione non solo aumenta, ma pesa anche più che nelle altre regioni; nella regione che registra il tasso di dispersione scolastica più alto dello Stato italiano – il 22%, a fronte del 12% della media nazionale – si è costretti a fare enormi sacrifici anche per un diritto fondamentale come quello allo studio.
Le istituzioni scolastiche e quelle locali, tra l’altro, non sono nelle condizioni di poter aiutare le famiglie in difficoltà: molti comuni siciliani versano in situazioni economiche disastrose, mentre le scuole, seppur promettono risarcimenti per i costi del corredo scolastico, spesso non possono coprire l’intera spesa e, comunque, non sono in grado di fornire questi fondi in tempo per l’inizio dell’anno scolastico, ma solamente come rimborso successivo.
Mentre il costo dei libri aumenta, gli studenti siciliani sono anche consapevoli di come il problema del diritto allo studio sia molto più profondo, e riguardi il definanziamento generale dell’istruzione e, in particolare, le condizioni in cui versano le scuole siciliane.
Eppure, la volontà politica del governo attuale resta la stessa di sempre: il caro-libri non viene discusso dalla politica, così come non esistono reali piani di investimento sulle scuole né, in generale, sul sistema scolastico.
Siamo stanchi di essere trattati come studenti di serie z, costretti a studiare in edifici che cadono a pezzi, che si allegano alla prima pioggia e di cui dobbiamo avere paura anche solo ad entrare, pagando per di più ogni anno cifre da capogiro per poter essere in grado di seguire le lezioni.
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