Il progetto va avanti, ma non senza contraddizioni. Amministrazioni, governo e colossi energetici tirano dritto senza tenere conto dei precedenti divieti e dei cittadini di Agrigento e Porto Empedocle, che con un referendum hanno detto no al rigassificatore e chiesto la salvaguardia della Valle dei Templi, della Scala dei Turchi e dei luoghi di Pirandello e Camilleri
di Annalisa Perricone da lavialibera
Dopo essere stato accantonato per quasi sei anni, riemerge il progetto del rigassificatore di Porto Empedocle (Agrigento), previsto nell’Area di sviluppo industriale chiamata Kaos. È sostenuto dai colossi energetici Enel-Snam. Il progetto è stato presentato per la prima volta nel 2004 dalla Società Nuove Energie S.r.l., impresa bergamasca con appena 11 mila euro di capitale, oggi il progetto vede Enel Trade Spa come principale gestore e investitore dopo che, nel 2005, ha acquisito il 90 per cento delle quote della società. Nella gestione è coinvolta anche l’azienda Snam Rete Gas, che si occupa della logistica e del trasporto del gas naturale attraverso una rete nazionale di tubature.
Un percorso accidentato
Durante il ventennale percorso realizzativo, il progetto ha subito rallentamenti e interruzioni a causa dell’esito negativo delle Valutazioni di impatto ambientale (soprattutto in riferimento al piano di infrastrutture della zona portuale e della rete di collegamento Snam), ma anche per alcuni ricorsi presentati dal comune di Porto Empedocle e Agrigento al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) e per le indagini su presunte infiltrazioni mafiose, iniziate nel 2013 e conclusesi nel 2016 con un nulla di fatto.
Nel 2018 il progetto era stato sospeso da Enel Trade Spa per la forte opposizione dei cittadini di Agrigento e Porto Empedocle: già nel 2009, agli albori della vicenda, questi avevano manifestato forti contrarietà al progetto di rigassificazione attraverso un referendum consultivo indetto dall’allora sindaco Marco Zambuto.
Il MoviPer al comando dell’opposizione
L’opposizione al progetto ha dato vita al MoviPer (Movimento per la sostenibilità, per la difesa del territorio, per contrastare la collocazione del rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi) guidato da Alessio Lattuca. Il Movimento nell’arco degli anni ha riunito varie realtà associative e sindacali, coinvolte a livello locale e nazionale (per citarne alcune: Legambiente, il WWF, l’associazione nazionale Italia Nostra, l’ONG Mareamico, i comitati cittadini “No rigassificatore” e “Salviamo la Valle dei Templi”, il movimento Trinacria e il neonato Patto per la difesa della Sicilia). Oggi che l’interesse per il progetto di rigassificazione si è rinnovato, il MoviPer si è compattato nuovamente: impugna vecchi ricorsi al TAR, ne presenta di nuovi e spedisce lettere ufficiali agli organi dello Stato, dell’Unione Europea e dell’Unesco.
Le ragioni dell’opposizione
Uno degli aspetti più contestati è il collocamento dell’impianto nell’area portuale di Porto Empedocle, a poche centinaia di metri dal centro abitato e al limite della buffer zone del Parco Archeologico della Valle dei Templi, patrimonio dell’Unesco. Quest’area ospita la Casa e il Parco Letterario di Pirandello, affacciati sul celebre “altipiano d’argille azzurre sul mare africano” di cui parla lo scrittore siciliano. Una volta ultimato, l’impianto si troverebbe a pochi chilometri da altri luoghi di interesse storico, culturale e paesaggistico, quali il Giardino della Kolymbetra, la Scala dei Turchi e Punta Bianca.
A ciò si aggiunge che l’attività del rigassificatore determinerebbe un maggior inquinamento delle zone costiere e la perdita di biodiversità marina, a causa dello sversamento in mare di acque fredde e clorate prodotte nel processo di trasformazione del gas naturale liquido. Gli impatti a livello ambientale sono difficili da quantificare con precisione dal momento che, oltre al già citato inquinamento marino e a quello atmosferico dovuto all’emissione diretta dall’impianto di gas climalteranti, si devono considerare i rischi di incendi ed esplosioni. Altrettanto preoccupanti sono le possibili conseguenze sulla salute dei cittadini, che sarebbero sottoposti a una costante esposizione ad agenti inquinanti, al rischio di contaminazione delle falde acquifere e all’eventuale disastro di un’esplosione a poche centinaia di metri dal centro della città.
È, invece, più facile da prevedere l’impatto negativo sul turismo: la zona dell’agrigentino gode di un ricchissimo patrimonio dal punto di vista storico e paesaggistico. La sola Valle dei Templi raggiunge un milione di visitatori l’anno, gran parte dei quali sceglie le strutture alberghiere di Porto Empedocle per l’estrema vicinanza al sito. La presenza di un rigassificatore, ben visibile dall’altopiano su cui sorge il Tempio della Concordia, determinerebbe un calo di affluenza turistica non indifferente per la cittadina, con gravi conseguenze per l’economia locale. Economia che sarebbe rallentata anche dall’aumento del traffico marittimo nel porto: il passaggio costante di navi metaniere renderebbe impossibile ai pescatori portare avanti le proprie attività e impedirebbe il transito di aliscafi verso le isole di Linosa e Lampedusa.
A destare ulteriore preoccupazione negli abitanti della zona è il progetto relativo al gasdotto previsto da Snam, necessario per trasportare il gas naturale dall’impianto costiero alla rete nazionale. Si tratta di un collegamento che unirebbe il nuovo rigassificatore alla rete esistente, da Porto Empedocle al comune agrigentino di Joppolo Giancaxio: 14 km di tubature, 8 dei quali passerebbero attraverso la città di Porto Empedocle e la Valle dei Templi stessa.
I nuovi elementi a sostegno del progetto
All’origine della rinnovata proposta di Enel di costruzione dell’impianto c’è l’aumento di interesse verso il gas naturale, visto come un passaggio necessario per la “transizione energetica”, giustificato e approvato anche nelle normative europee, in cui è definito una “tecnologia utile per ridurre le emissioni di gas a effetto serra” (come affermato nell’allegato III della Comunicazione della Commissione Europea sugli “Orientamenti tecnici sull’applicazione del principio «non arrecare un danno significativo» a norma del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza”).
L’elemento decisivo che ha spinto Enel a riprendere in mano il progetto, però, è senza dubbio il conflitto russo-ucraino, che ha costretto i governi europei alla ricerca spasmodica di soluzioni per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di gas naturale e incrementare gli hub energetici nei Paesi. “Dato l’aumento delle condizioni di incertezza portate dal perdurante conflitto russo-ucraino, l’Italia sta attivamente perseguendo una strategia di diversificazione e di aumento delle forniture di GNL (che coprono attualmente il 20% circa del fabbisogno interno di gas), attraverso approvvigionamenti di GNL da nuove rotte […]” è quanto espresso nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC) del giugno 2023.
Il documento continua con l’affermare che “le nuove potenzialità derivanti dalla diversificazione delle rotte dipendono anche dalla realizzazione di nuove infrastrutture nazionali di rigassificazione […] In particolare, con riferimento alle nuove infrastrutture, nel 2023, in conseguenza degli interventi di urgenza decisi dal Governo per fare fronte alla crisi derivante dalla guerra russo- ucraina […] si valuteranno ulteriori iniziative per la realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione da localizzare nel sud Italia (tra cui Gioia Tauro e Porto Empedocle) e in Sardegna”. Tale valutazione di “ulteriori iniziative per la realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione” è stata supportata dal decreto-legge del 9 dicembre del 2023 (articolo 2 comma 2): “In considerazione della necessità di incrementare la flessibilità delle fonti di approvvigionamento del gas naturale e delle esigenze di sicurezza energetica nazionale, costituiscono interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili e urgenti le opere finalizzate alla costruzione e all’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto on-shore, nonché le connesse infrastrutture, per le quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sia stato rilasciato il provvedimento di autorizzazione”.
Le contraddizioni, il decreto-proroga di fine lavori e la risposta del MoviPer
Di fatto, la dicitura “infrastrutture per le quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sia stato rilasciato il provvedimento di autorizzazione” del decreto-legge del 9 dicembre 2023 si presenta in contrasto con le autorizzazioni e i nulla osta scaduti, alcuni dei quali non rinnovabili, rendendo impossibile l’effettiva realizzazione dell’impianto di Porto Empedocle. Tuttavia, l’amministrazione regionale siciliana ha riaperto la possibilità che il rigassificatore venga costruito. Il presidente della regione Renato Schifani si è dimostrato entusiasta all’idea che la Sicilia possa diventare uno snodo importante per il trasporto di gas verso l’Europa, con un progetto che “darà un importante contributo per diversificare gli approvvigionamenti energetici e costituire un’opportunità di sviluppo per il Mezzogiorno, sia in termini di contributo alla creazione di un hub energetico nel Mediterraneo sia in termini di ricadute occupazionali e di sviluppo e riqualificazione del territorio”.
A suggellare la “grande sinergia” fra il presidente Schifani e l’amministratore delegato di Enel, Flavio Cattaneo, il 23 settembre 2023 è stato emanato dall’Assessorato dell’energia e dei servizi di pubblica utilità della Regione Siciliana un decreto-proroga di fine lavori ad hoc, che concede di ultimare la costruzione del rigassificatore entro il 2028.
«Il decreto Energia del governo Meloni rimette in pista la scelta di costruire un impianto ad alto rischio in zona Kaos, a ridosso della tomba di Pirandello e di un sito archeologico fra i più preziosi d’Italia e più noti al mondo – ricorda il presidente del MoviPer, Alessio Lattuca –. Vent’anni di lotta, mobilitazioni dei cittadini e carte bollate non sono bastati a chiudere un capitolo che metterebbe a rischio lo sviluppo turistico della città di Andrea Camilleri. I fautori del progetto del rigassificatore, presentato da Enel Nuove Energie, contano sulla stanchezza degli oppositori che sono riusciti sin qui ad impedire uno scempio paesaggistico. E che non hanno intenzione di lanciare la spugna, pregiudicando il futuro dei giovani che hanno a cuore più dei loro padri la causa ambientale e la tutela dei loro diritti».
Si attendono adesso nuovi sviluppi, per comprendere quali scappatoie formali saranno messi in atto per riattivare un progetto che, stando alle autorizzazioni scadute mai rinnovate e all’impossibilità di concederne di nuove in un luogo così ricco di storia, arte e paesaggi, sembrava non potere mai vedere la luce.
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