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  • Palermo: nuovo presidio dei disoccupati. Ottenuto l’incontro con il prefetto

    Palermo: nuovo presidio dei disoccupati. Ottenuto l’incontro con il prefetto

    Questa mattina, a partire dalle ore 9:00, si è tenuto, davanti alla Prefettura di Palermo, un presidio organizzato dai disoccupati percettori di Reddito di Cittadinanza che da mesi portano avanti manifestazioni e momenti di protesta e sensibilizzazione contro l’abolizione della misura e per rivendicare lavoro e dignità per migliaia di famiglie che al momento vivono grazie al sussidio.

    «I disoccupati meritano rispetto» recita lo striscione principale, dietro al quale sventolano bandiere della Sicilia. I disoccupati infatti vogliono sottolineare come, alla modifica della misura e al conseguente taglio al sussidio, che ha colpito in particolar modo la Sicilia, non si sia accompagnata alcuna garanzia occupazionale nei confronti di chi, in questi anni, è riuscito ad arrivare a fine mese solo grazie al Reddito di Cittadinanza.

    Il presidio di oggi

    «Le modifiche al sussidio che hanno portato all’Assegno di inclusione – afferma Davide Grasso, tra gli organizzatori della protesta – stanno facendo sì che migliaia di siciliani si ritrovino a vivere solamente con 300 euro al mese, sicuramente non sufficienti per andare avanti dignitosamente. Per quanto si tratti di una riforma nazionale, la situazione in Sicilia è particolarmente difficile: migliaia di famiglie e singoli qui vivono grazie al reddito e non c’è lavoro con cui sostituire la misura. Così, chi fino ad oggi viveva col Reddito, domani sarà costretto a tornare a lavorare in nero e per pochi spicci. Questo governo ci dice che non bisogna vivere di sussidi e si deve andare a lavorare: noi siamo d’accordo. Ma il lavoro dov’è?».

    I manifestanti hanno ottenuto un incontro di una loro delegazione in Prefettura alle 11, per portare le loro istanze all’attenzione del governo nazionale.

    «Da mesi – aggiunge Toni Guarino, altro portavoce del gruppo – organizziamo banchetti, manifestazioni, sit-in e momenti di protesta per far sentire la voce di tutti quei siciliani che questo governo sta lasciando in mezzo a una strada. Non possiamo accettare che persone che guadagnano migliaia di euro al mese ci vengano a chiamare parassiti e ad addossare le colpe di un sistema che non funziona per colpa loro. Continueremo a lottare finché giustizia sociale non sarà fatta e anche dopo l’incontro di oggi non ci fermeremo».


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