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  • Il rapporto autonomistico di sudditanza tra Sardegna e Italia va superato da un rapporto alla pari – Percorsi di indipendenza 2023

    Il rapporto autonomistico di sudditanza tra Sardegna e Italia va superato da un rapporto alla pari – Percorsi di indipendenza 2023

    Pubblichiamo l’intervento di Francesca Frigau, Segretaria di “Sni Sardigna Natzione Indipendentzia” alla seconda conferenza internazionale “Percorsi di Indipendenza in Europa” svoltasi il 30 marzo presso L’Assemblea Regionale Siciliana.

    Sono onorata di essere stata invitata a questa importante e storica giornata di ricorrenza dei Vespri siciliani in ricordo di una vostra giornata di ribellione dall’invasore francese e alla sua cacciata dal territorio siciliano, molto simile al nostro Die de Sa Sardigna in ricordo della cacciata dei piemontesi dalla Sardegna nel 1794.

    Mi onoro di rappresentare l’indipendentismo storico della Sardegna, Sardigna Natzione Indipendentzia, che ha radici nel lontano 1973 ed è il partito sardo più longevo dopo il partito Sardo D’Azione, che è nato nel 1921. Un sentito saluto di solidarietà e di compartecipazione ad un momento di dignità della nazione siciliana, che è poi un momento di dignità per tutti i popoli sottomessi e impediti di essere padroni della loro terra e del loro destino.

    Porto la solidarietà della mia terra, la Sardegna, che oggi è in forte sofferenza non solo perché all’interno della sofferenza che vive tutta l’Europa derivata dal Covid e dalla guerra, ma principalmente per l’intensificarsi delle imposizioni di servitù e della continua rapina delle nostre risorse da parte dello Stato italiano. Non ultimo, il tentativo di appropriarsi delle nostre risorse energetiche derivate da sole, vento e acqua concedendo installazioni di impianti ai peggiori corsari del settore che nulla daranno ai sardi, mentre faranno grossi guadagni consegnando il bottino energetico all’Italia.

    Un forte gravame di responsabilità ha oggi l’indipendentismo sardo se vuole tutelare la terra dei propri figli e continuare sulla strada della liberazione e dell’indipendenza. Non posso negare, purtroppo, che il Covid e ancora di più la guerra in Ucraina che ha esaltato l’ideologismo e mortificato l’indipendentismo, hanno indebolito e disorganizzato le espressioni politiche al punto che, per la prima volta, non abbiamo potuto presentare liste sarde e tanto mento indipendentiste alle elezioni statali per la Camera e il Senato.

    Noi siamo indipendentisti e nel nostro sangue scorre la ribellione a questo Stato nemico che ci vorrebbe fagocitare anche come nazione e impedire di esistere in quanto siciliani o in quanto sardi.

    Se l’argomento di questo convegno è “Percorsi di indipendenza in Europa 2023 – dalle Autonomie Locali al raggiungimento di una reale autodeterminazione”, per noi indipendentisti di Sardigna Natzione Indipendentzia non c’è alternativa: la strada da seguire è tracciata dalla costante ribellione del nostro popolo ai dominatori e ha un solo obiettivo: la libertà, la sovranità totale sulla nostra terra e sul nostro destino, l’indipendenza.

    Nel quadro europeo la questione nazionale sarda e quella di tutte le nazioni senza stato d’Europa è per noi una questione politica e politicamente pretendiamo venga risolta. Noi indipendentisti sardi crediamo che l’Europa, anche se oggi è l’Europa degli Stati e non delle nazioni come noi la vorremmo, sia un’opportunità. È un’opportunità perché come ha portato intorno ad un tavolo gli scontri tra Stati che prima avvenivano in trincea, vogliamo, pretendiamo, che anche gli scontri tra nazioni dominate e Stati dominanti siano portati sullo stesso tavolo e trattati nel rispetto del principio dell’autodeterminazione dei popoli.

    Se l’Europa non lo farà, rimarrà una mera alleanza tra Stati imperialisti che continueranno a curare unicamente i loro interessi non diventando mai quello che, con parole vane, dice di voler essere. All’interno di questo quadro bisogna rendere chiaro qual è il rapporto tra la Sardegna e lo Stato italiano, bisogna chiarirlo per uscire dalla trappola del Meridione da assistere e della discriminazione da appianare.

    Per noi il popolo sardo non è un popolo discriminato ma è un popolo dominato.

    La Sardegna non è la periferia discriminata di un contesto italiano dove Roma e Milano sono il centro: la Sardegna è un altro contesto e un altro centro, non appartiene all’Italia ma è da essa sottomessa e dominata. Della dominazione italiana in Sardegna ci sono segni disastrosi ed evidenti: il 65% delle servitù militari italiane sono in Sardegna; siamo la discarica di tutti gli scarti di acciaieria che si producono in Italia e nel Sud-Europa; l’industria è fallimentare e inquinante; storia, lingua e cultura dei sardi sono cancellate e cancellata è la nostra dignità e autostima.

    Il rapporto autonomistico non è riformabile, non è ricontrattabile, rimarrebbe sempre di tipo concessionario e di sudditanza, va superato con un rapporto alla pari, con l’autodeterminazione. Anche un eventuale proposta di federalismo o confederalismo deve avere come presupposto l’indipendenza delle entità in contrattazione.

    L’autonomia della Regione Sardegna è una sudditanza coloniale intermediata dai sardi collaborazionisti, vera classe borghese sarda, che per prebende e privilegi fanno subire al popolo sardo ogni tipo di sopruso e umiliazione. L’ultima umiliazione subita è stata quella dell’inserimento dell’insularità in Costituzione, ottenuta dagli ascari sardi che con cappello in mano sono andati a Roma a dichiarare che i sardi non bastano a sé stessi e hanno bisogno dell’elemosina italiana.

    L’evidenza di questo fallimento, voluto per ingannare i sardi e chiuderli in una fusione forzata con il territorio nazionale italiano, si palesa evidente nelle dichiarazioni rilasciate dal giurista Gaetano Armao, ex vicepresidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e coordinatore dell’intergruppo insulare nel Comitato delle regioni europee, che a proposito del post-insularità in costituzione: ha affermato: «Ma se prima, a tale scopo (insularità), nella legge di stabilità nazionale avevamo ottenuto 100 milioni di euro per la Sardegna e altrettanti per la Sicilia, ora che il principio è entrato in Costituzione sono stati stanziati appena 5 milioni da dividere tra le isole»

    È questa la classe politica che governa la Sardegna, una classe politica esogena che intermedia la dominazione italiana in Sardegna e per funzione immiserisce il popolo sardo e lo alimenta con le elemosine piuttosto che le risorse e le energie autopropulsive che la Sardegna possiede. Sull’Autonomia Differenziata noi indipendentisti sardi non ci uniremo alle forze centraliste che, ammantandosi di difensori dei discriminati, difendono l’unità d’Italia, della loro patria e dei loro privilegi. Noi sardi nelle frontiere del Carso, in Russia e in Africa a dare il sangue per l’Italia ci siamo già stati, abbiamo già dato, anzi, siamo stati costretti a dare, e non ci torneremo.

    Ci rendiamo conto che nell’ambito italiano ci saranno regioni, specialmente tra quelle espoliate dalle regioni forti per alimentare il loro sviluppo, che a differenza della Sardegna riterranno comunque di avere seri danni dall’Autonomia Differenziata. Saremo solidari con loro e disponibili a sostenere le iniziative di lotta che riterranno opportune ma, se in Sardegna si creeranno le condizioni di autogoverno, se sarà la politica endogena a governare, ci batteremo per strappare allo Stato tutti gli spazi di sovranità che saranno alla nostra portata.

    Non sappiamo quanto sarà lunga la strada per l’autodeterminazione e l’indipendenza e, nel percorso, abbiamo l’obbligo di strappare allo Stato tutti gli spazi di sovranità che saranno alla portata. Quegli spazi possibili con l’Autonomia Differenziata oggi non serviranno perché a governare la Sardegna è il sistema politico esogeno ma domani, quando riusciremo ad avere la delega elettorale dal nostro popolo, quegli spazi di sovranità saranno vitali e indispensabili per restituire la dignità e la prosperità alla nostra nazione.

    Noi non abbiamo paura delle regioni forti o presunte tali, noi abbiamo paura della sudditanza, è quella che ci impedisce di crescere e che ci tarpa le ali. Siamo sicuri di bastare a noi stessi: noi vogliamo volare con le nostre ali, non con le elemosine. Il giorno 1 di aprile saremo in marcia con voi, solidali con voi, saremo in prima fila convinti nella difesa dei diritti e delle prerogative che voi siciliani rivendicherete. Un saluto fraterno e indipendentista a tutti siciliani in prima linea nella lotta per la dignità e la sovranità della Sicilia, gridando Sicilia libera e sovrana.


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