Pubblichiamo l’intervento di Rubén Cela, membro dell’esecutivo nazionale del “BNG – Bloque Nacionalista Galego” e presidente della “Fundación Galiza Sempre”, il centro studi e formazione del BNG alla seconda conferenza internazionale “Percorsi di Indipendenza in Europa” svoltasi il 30 marzo presso L’Assemblea Regionale Siciliana.
Buon pomeriggio a tutte e a tutti. Innanzi tutto, a nome della Direzione del Blocco Nazionalista Galiziano, vorrei ringraziare le realtà che hanno organizzato questo evento per poter condividere un tavolo di discussione, insieme ad altre nazioni sorelle senza Stato, in un luogo emblematico per il popolo siciliano come Palazzo dei Normanni: per il suo passato di residenza reale più antica d’Europa, per il suo presente come sede dell’Assemblea Regionale Siciliana e, ne sono convinto, per il suo futuro, come sede di un autogoverno reale del popolo siciliano.
Prima di entrare nel dibattito di fondo della conferenza, ritengo doveroso spiegare, telegraficamente per ragioni di tempo, cos’è la Galizia e cos’è il Blocco Nazionalista Galego.
La Galizia è una piccola nazione di 2,7 milioni di abitanti situata nel Nord-Ovest della penisola iberica. Geograficamente a Nord del Portogallo, politicamente dipendente dallo Stato spagnolo, vanta una cultura e una lingua propria, il galiziano, molto simile al portoghese e una lunga storia di autogoverno: dalla conversione dell’antica provincia romana della Gallaecia al regno medievale più antico d’Europa. Fin quando è esistito il Regno di Galizia siamo stati pienamente indipendenti e sarebbe, in termini storici, il periodo di maggiore potenza politica, economica, demografica e culturale della nostra storia. Successivamente, i Re cattolici sottomisero questo Regno alla Corona di Castiglia, con la soppressione della nostra sovranità e il tentativo di annientamento della nostra cultura e lingua.
Successivamente, a partire dal XVII secolo, emersero tutta una serie di movimenti che avrebbero richiesto la dignità della nostra lingua e cultura e il riconoscimento dell’identità propria del popolo galiziano fino a quando, all’inizio del XX secolo, si organizzarono in Galizia i primi movimenti politici sovranisti ben organizzati e di massa.
Questi movimenti fecero votare per plebiscito il primo Statuto di autonomia della Galizia il 28 giugno 1936, approvato con oltre il 73% dei voti favorevoli. Purtroppo, questo statuto non è mai entrato in vigore perché, giorni dopo il voto, avvenne il colpo di Stato militare fascista e la guerra civile spagnola che non solo annullò lo Statuto, ma portò all’assassinio dei principali dirigenti del movimento sovranista galiziano.
Dopo quattro decenni di dittatura, Franco muore tranquillo nel suo letto e si dà inizio a un enorme tradimento da parte della sinistra spagnola che accetta una transizione assolutamente fraudolenta. A differenza del Portogallo e della sua Rivoluzione dei garofani, in Spagna non c’è una rottura democratica con il fascismo, ma una conversione e sbiancamento delle strutture politiche, economiche, giudiziarie e militari del franchismo. In questo patto, la sinistra spagnola accetta tra le altre cose: il ritorno a un regime monarchico, l’assunzione della politica neoliberale come unico modello economico possibile, tutti i tipi di privilegi per la Chiesa cattolica, l’amnesia collettiva per i crimini del franchismo e, soprattutto, l’incrollabile unità della Spagna.
Su quest’ultimo punto furono costretti a fare qualche tipo di concessione, poiché le richieste sovraniste in Galizia e soprattutto nei Paesi Baschi e in Catalogna erano molto importanti. Nasce così lo “Stato delle autonomie”. Per indebolire queste tre nazioni si crearono in modo molto artificiale 17 comunità autonome e, sebbene la Galizia, la Catalogna e soprattutto il Paese Basco, avranno un trattamento differenziato venendo classificate come “nazionalità storiche”, la verità è che non fu altro che un modello di decentramento, fondamentalmente amministrativo e non politico. Un decentramento che non riconobbe il carattere plurinazionale dello Stato, che piuttosto riconosce come soggetto di sovranità solo il “popolo spagnolo”, il cui governo centrale si riserva tutta una serie di competenze fondamentali, tanto da produrre un’invasione di competenze esclusive delle comunità autonome da parte del governo centrale in modo ricorrente.
Dopo più di quarant’anni di questo Statuto, è certo che è servito a gestire in modo più ravvicinato alcune materie, ma è altrettanto vero che non risolve nessuno dei problemi strutturali provocati dalla mancanza di capacità decisionale su noi stessi. In termini linguistici, ha portato a una perdita costante di parlanti: siamo passati dall’essere una società praticamente monolingue in galiziano ad avere, per la prima volta nella storia, il più grande il numero di parlanti di spagnolo; ha portato alla perdita costante di popolazione e a una forte emigrazione giovanile; al declino di settori fondamentali della nostra economia, come l’agricoltura o la pesca, in cui abbiamo vantaggi comparativi; alla condanna a infrastrutture obsolete e pensate solo per il collegamento con Madrid; a una vera e propria occupazione come colonia energetica, di materie prime e manodopera a basso costo da muovere dalla periferia al centro. Di fronte a questa situazione, c’è una parte, al momento non maggioritaria, della società galiziana che chiede il diritto all’autodeterminazione del popolo galiziano. Il Blocco Nazionalista Galiziano è l’espressione politico-istituzionale maggioritaria di questo movimento.
Siamo un’organizzazione che ha compiuto quarant’anni di esistenza lo scorso settembre e che si caratterizza per:
- essere un’organizzazione sovranista che sostiene come la Galizia sia una nazione e abbia diritto all’autodeterminazione;
- essere una organizzazione popolare, uno strumento politico al servizio delle maggioranze sociali del nostro paese. Colleghiamo sempre la difesa dei diritti nazionali della Galizia con gli interessi delle nostre classi popolari. Comprendiamo che in Galizia, per la loro configurazione di classi e ruolo socio-economico all’interno dello Stato, sovranismo e sinistra sono necessariamente due facce della stessa medaglia;
- essere un’organizzazione di stampo frontista. Il BNG non è strutturato come un partito o coalizione di partiti, ma come un fronte politico che cerca di evitare una frammentazione che, storicamente, ha portato noncuranza politica e sociale e cerca di unire tutti quei soggetti e organizzazioni che condividono la difesa della Galizia come nazione indipendentemente dal suo orientamento ideologico (ma sempre nell’ambito della sinistra in senso lato);
- essere una organizzazione antimperialista. Difendiamo un mondo in cui le relazioni tra i popoli avvengano in pace e uguaglianza, senza intromissioni esterne, senza potenze che si impadroniscano del ruolo di gendarmi del mondo e strutture militari come la NATO.
Oggi il BNG ha un’importante presenza istituzionale: è infatti la seconda forza politica della Galizia con il 25% dei consensi e 19 deputati su 75 nel nostro Parlamento, dimostrandosi anche socialmente, territorialmente e a livello organizzativo molto rilevante in Galizia. Il BNG fa parte del “movimento nazionalista galiziano”, di cui fanno parte organizzazioni giovanili e studentesche, ecologiste, culturali e internazionaliste o sindacati, come la Confederazione intersindacale gallega, oggi prima forza sindacale della Galizia, con oltre 4mila 500 delegati e 70mila affiliati.
Vorrei concludere senza ringraziare nuovamente l’organizzazione di questo incontro e la possibilità di parteciparvi. Il vero internazionalismo è questo, quello della solidarietà tra i popoli. È fondamentale conoscersi meglio, stringere alleanze e lavorare insieme nel campo del pensiero e del dibattito, come stiamo facendo oggi, ma anche nelle strade e nelle istituzioni.
Viva la Sicilia Libera! Viva la Galizia libera e popolare!
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