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  • Emergenza incendi, in Sicilia c’è chi soffia sul fuoco

    Emergenza incendi, in Sicilia c’è chi soffia sul fuoco
    Negli ultimi giorni la Sicilia si è drammaticamente trasformata in un inferno: l’intera isola sta andando a fuoco senza sosta, con le alte temperature e il vento di Scirocco ad alimentare le fiamme.
    La rabbia per la devastazione, invece che spegnersi con l’arrivo dell’inverno, andrebbe alimentata contro i veri colpevoli, che stanno distruggendo la nostra terra per i loro interessi.

    Notti di fuoco

    Sono state notti di fuoco quelle che abbiamo vissuto nell’ultima settimana. A cominciare dall’isola di Pantelleria, dove nella notte tra il 17 e il 18 agosto sono andati a fuoco più di 60 ettari di vegetazione. Mentre i giornali si preoccupavano delle condizioni della villa di Armani, gli abitanti sono stati costretti a vivere lunghe ore di paura, aspettando le squadre di soccorso che sono potute arrivare nell’isola solamente alle prime luci dell’alba.
    Nelle ore successive le fiamme hanno divorato i boschi e le sterpaglie nelle aree di Montemaggiore Belsito e Cerda, mentre diversi incendi si sono diffusi anche a Piano dell’Occhio e Valle Presti Monreale, a monte San Calogero e a Caccamo, Belmonte Mezzagno, Calcerame, Montelepre.
    Praticamente in contemporanea, mentre persino una bombola gpl è esplosa a Misilmeri a causa delle roventi temperature, è divampato un violentissimo incendio addirittura dentro Palermo, nel quartiere di Borgo Nuovo, offrendo uno scenario davvero apocalittico. Le fiamme hanno raggiunto le abitazioni, toccando anche diversi metri d’altezza, costringendo la popolazione a una fuga disperata dal quartiere. Sono state necessarie diverse ore per domare l’incendio, anche a causa di problemi tecnici che hanno impedito ai mezzi aerei di raggiungere il quartiere, tanto che l’incendio è riuscito a raggiungere anche la discarica di Bellolampo. Ieri notte, anche sull’isola di Lipari le fiamme si sono alzate alte, circondando alcune abitazioni.
    Paradossale è la crisi attualmente in corso a Stromboli: il 25 maggio, durante le riprese della fiction Rai “Protezione civile” è stato erroneamente appiccato un vero incendio, che ha travolto tutta l’isola.
    Nei mesi successivi non è stato svolto alcun lavoro di messa in sicurezza dell’isola, seppur fossero stati promessi ampi interventi. Ciò ha fatto sì che l’acqua che si è abbattuta senza pietà sull’isola il 12 agosto, abbia provocato una terribile inondazione, contro cui stanno lottando, nel tentativo di rimediare a danni che appaiono irreparabili, i cittadini di Stromboli.

    Senza acqua sul fuoco

    Il problema degli incendi rappresenta una drammatica costante in Sicilia.
    Nel 2021 la Sicilia è la regione più colpita sia come numero di reati (993), che come ettari attraversati dalle fiamme (81.590, il 51,3% del totale statale). La devastazione non risparmia le aree protette: dal 2008 al 2021 sono andati in fiamme più di 120mila ettari appartenenti ai siti Natura 2000 (il 51% del totale statale) e più di 40mila ettari situati all’interno di aree protette (circa il 40% del totale statale).
    Attribuire la causa principale dello spaventoso numero di incendi sull’isola alle alte temperature e al vento di Scirocco – aiutate dalla mano di qualche piromane fuori di sé o di qualche contadino senza pietà – serve solo a portare avanti una narrazione che protegge i veri colpevoli.
    Quali sono, allora, le vere cause?
    In primo luogo, serve guardare a chi dovrebbe intervenire e, prima ancora, prevenire. Il lavoro svolto dalla Regione, in termini di pianificazione, strumentazione, finanziamenti e personale disponibile, è totalmente deficitario.
    Basti pensare che a inizio giugno, quando centinaia di ettari, se non migliaia, erano già andati in fumo in tutta l’isola, dei 234 milioni stanziati dalla Regione per la campagna anti-incendio, ve ne erano a disposizione soltanto 68, per via della mancata approvazione del bilancio.
    La lentezza nella gestione dei fondi porta a un’inevitabile mancanza di strumentazione di qualunque tipologia. Ne è un esempio il caso dell’acquisto di un centinaio tra autobotti e autocarri per un costo di 25 milioni di euro, che va avanti ormai dal 2020 e che servirebbe a dare il cambio a un sistema di veicoli ormai vetusti.
    A luglio di quest’anno, l’Assessore regionale al territorio Toto Cordaro ha dichiarato che la consegna dei mezzi sarebbe iniziata entro la fine dell’estate, probabilmente sperando che nei mesi estivi migliaia di ettari non sarebbero andati a fuoco in tutta l’isola. Adesso si sarà accorto che non è decisamente andata come sperava.
    Altrettanto problematica è le gestione del corpo forestale. Attualmente in Sicilia ci sono 18.700 forestali: benché se ne dica nei giornali, solamente 1.328 hanno un contratto a tempo indeterminato, mentre 5.295 sono in servizio per 151 giornate all’anno, 8.774 per 101 giornate e i restanti 3.252 per 78 giorni. L’età media dei lavoratori è molto alta, 57 anni.
    Così, il sottofinanziato e perennemente in ritardo lavoro di prevenzione viene affidato a un corpo forestale numericamente ben al di sotto del suo potenziale effettivo e che risulta essere composto in gran parte da lavoratori fin troppo avanti con l’età per svolgere prestazioni fisiche che richiederebbero braccia giovani.
    Alla fine dei conti, il lavoro di prevenzione e spegnimento incendi portato avanti dalla Regione manca del tutto di un modello organizzativo che sia realmente efficace. Le operazioni di messa in sicurezza del territorio da parte del corpo forestale dovrebbero iniziare a ottobre, ma si mettono in moto solo alla fine di aprile, i fondi necessari iniziano a essere stanziati a estate inoltrata, mentre i mezzi e la strumentazione necessaria per combattere gli incendi sono perennemente bloccati in un loop che permetterà di averli a disposizione sempre “a partire dall’anno prossimo”.

    Alimentare l’industria del fuoco

    Più che del funzionamento della campagna anti-incendio, è più realistico parlare del funzionamento della “industria degli incendi”. Un carrozzone molto ben redditizio che nasconde gli interessi milionari di molti che aspettano ogni anno l’estate con l’acquolina in bocca.
    Secondo il Piano Regionale antincendio boschivo 2020, il 77% degli incendi in Sicilia nell’ultimo decennio sono dolosi, ma è troppo facile stare al gioco dei nostri politici, che subito si sbracciano nell’additare il feroce piromane di turno. Se così fosse, non avremmo alcun problema! Con dei boschi al sicuro grazie alla prevenzione basterebbe anche il più scarso dei poliziotti a fermare uno scappato di casa a cui piace giocare con il fuoco.
    Ma evidentemente non funziona così, e ogni anno migliaia di ettari verdi vengono distrutti; nel frattempo però, non appena si accende la prima miccia scatta la parolina magica, EMERGENZA. L’emergenza è davvero una formula magica, perché quando si è in emergenza tutto è consentito al fine di salvare il salvabile e così giù di investimenti straordinari, canadair, soldi a palate, senza nessun bando o stanziamento da rispettare.
    Basti pensare al servizio di volo e manutenzione dei Canadair, in mano al colosso londinese Babcock Italia Spa. L’appalto dei Canadair ha un costo di 360 milioni l’anno, a cui si aggiungono le ore di volo in più di quelle previste dalla gara.
    Un’ora di volo di Canadair ha un costo di 15 mila euro, a cui vanno aggiunti gli 11 mila euro orari degli elicotteri Aib.
    A leggere questi numeri, che ripetiamo sono solo quelli per i Canadair, le facce dei piromani diventano sempre più sbiadite, ci sovvengono invece i bei sorrisi soddisfatti dei nostri politici, che magari dal loro Resort a Stromboli o a Pantelleria, fanno post di compianto e chiudono a chiave nel cassetto i piani di prevenzione che avevano annunciato mesi fa.
    L’emergenza incendi in Sicilia risulta essere emblema della crisi climatica: un’emergenza creata dalla classe dirigente per accrescere i propri guadagni, e che risulta inarrestabile come la loro sete di denaro.
    Tra qualche mese ci saranno le elezioni, come ogni volta si faranno grandi proclami, grandi promesse di cambiamento e programmi su come trasformare tutto.
    Ma i vari Musumeci, Cordaro e chi li sostituirà li conosciamo molto bene, e a settembre come ogni 5 anni cambierà tutto per non cambiare nulla. In questa terra noi siciliani, forse, l’unica cosa che dovremmo bruciare sono le nostre tessere elettorali.

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