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  • Ambientalisti da giardino: Asja Ambiente e A2A sponsor di Legambiente Sicilia

    Ambientalisti da giardino: Asja Ambiente e A2A sponsor di Legambiente Sicilia
    Asja Ambiente e A2A, non sono certo dei nomi sconosciuti per i siciliani. Sono infatti i nomi di due delle maggiori società che in Sicilia gestiscono il settore energetico e della gestione dei rifiuti. Società dai notevoli capitali, che perseguono grandi interessi sull’isola, essendo tra i big di alcuni dei settori più fruttuosi e più soliti agli scandali.
    Ma, nonostante possa sembrare strano, questo articolo non è un solito attacco a qualche malefatta degli squali dei rifiuti, perché loro del resto li conosciamo, e abbiamo quasi smesso di stupirci. In questa sede si vuole evidenziare un fatto ancora più curioso: da qualche giorno si è sollevata un’ondata di indignazione nei confronti di Legambiente Sicilia.

    Qualcuno la benzina la deve pagare… 

    E verrebbe da chiedersi: cosa avrà mai potuto suscitare tanto scalpore nei confronti dell’associazione ambientalista? Avranno forse dimenticato qualche rifiuto durante una pulizia di una spiaggia? Si saranno fatti beccare a bere dalle bottigliette di plastica? O forse buttato una cicca per terra? Ebbene no, l’associazione ambientalista di Stato questa volta l’ha fatta proprio grossa.
    Tra le società sponsor della realtà regionale spuntano proprio Asja Ambiente e A2A! Proprio loro, quelle della centrale termoelettrica di Milazzo, dei diversi progetti in giro per l’Isola per la produzione di metano dai rifiuti, dei progetti nell’ambito della gara d’appalto di Musumeci per i due inceneritori, dell’appalto vinto per l’impianto di digestione anaerobica (inceneritore, sic!) della Rap a Bellolampo… e se pensate di avere un flash – back, no, è tutto vero! A2A, proprio la mega società combattuta per anni dai cittadini della Valle del Mela per il progetto nocivo e devastante di un inceneritore, bocciato – grazie alle battaglie dal basso – persino dal Consiglio dei Ministri, nonostante le enormi pressioni dell’azienda.
    Ecco da chi ha scelto di farsi sponsorizzare, e quindi da chi prendere soldi, Legambiente. L’ironia vuole che proprio in questi mesi l’associazione stia promuovendo un tour in giro per la Sicilia, la «Carovana dell’Economia Circolare», una serie di incontri sui temi dei rifiuti, della gestione della differenziata, del riciclo, della sostenibilità e dell’economia circolare! Tutte parole bellissime, peccato che sulla locandina dell’evento ci siano proprio i loghi di A2A e Asja… beh, del resto, qualcuno che paga la benzina ci vuole!

    Ma quali ambientalisti? 

    Ma forse non c’è neppure tanto da stupirsi, sono anni che l’associazione si muove proprio nell’ambito della legittimazione di progetti speculativi, opere impattanti, estrattivismo, ricoprendo quasi esclusivamente il ruolo di approvazione delle necessità delle società e dei Governi, permettendo ai quotidiani di presentare progetti discutibili con sottotitoli incoraggianti «gli ambientalisti dicono si!».
    Ma quali ambientalisti? Quale ambientalismo? Non sicuramente l’ambientalismo finto di associazioni come Legambiente, che prendono soldi da chi devasta e specula sulla vita della gente e dell’ambiente. Non l’ambientalismo che in nome del “progresso” legittima progetti a cui i cittadini si oppongono, riconoscendoci le solite logiche di profitto ed espropriazione di risorse, o le logiche scellerate delle mega opere. Esempio perfetto è il mega parco eolico al largo delle Isole Egadi, tanto combattuto dai cittadini e dalle realtà ecologiste locali, quanto acclamato da Legambiente.
    E allora diciamo che all’ambientalismo da giardino di Legambiente e soci, è necessario opporre una lotta ecologista e ambientalista radicale, che possa mettere in campo la difesa e al contempo l’immaginazione di un modello di sviluppo diverso per questa isola, che possa liberare la Sicilia dal suo ruolo di terra da cui estrarre risorse, da devastare, depredare. Che possa liberarci dagli sciacalli che fanno profitti sulle nostre vite: dalla gestione miliardaria dei rifiuti, al business degli incendi; dai petrolchimici alle mega progetti di rinnovabili. Serve immaginare e imporre un modello che sperimenti una relazione sana tra persone ed ecosistemi; dove si produca quello che serve, dove nessuno muore di tumori, mentre altri arricchiscono.

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