Negli ultimi giorni hanno fatto notizia i dati, riportati dall’Istat, riguardo lo stato dell’arte delle biblioteche in Sicilia e la scarsa tendenza della popolazione a fruirne. Il titolo più ricorrente nelle principali testate giornalistiche che hanno lanciato l’allarme si può riassumere così: «in Sicilia si legge poco».
Dopo decenni di accuse verso i siciliani che non hanno voglia di lavorare, si scopre che non hanno nemmeno voglia di leggere. Fannulloni e ignoranti: la retorica è abbastanza ricorrente e familiare. Per il giornalismo mainstream l’analisi si può chiudere qui: il siciliano è svogliato per natura, sempre intento a grattarsi l’ombelico sul divano e poco interessato alle attività di cultura.
Le biblioteche aperte col contagocce
Alla disgraziata gestione delle biblioteche da parte delle istituzioni non si fa neppure accenno. Infatti, la causa prima della scarsa frequentazione delle biblioteche siciliane è figlia della poca fruibilità delle stesse: delle 339 strutture presenti nell’isola, soltanto l’11% sono aperte da 6 a 7 giorni a settimana, contro una media nazionale del 21,2%. Non va meglio nemmeno per quanto riguarda gli orari di apertura settimanali: il 58,7% delle biblioteche siciliane sono aperte da 12 a 30 ore a settimana e soltanto il 28,8% da 30 a 40 ore. Appena il 5,3% supera le 40 ore di apertura settimanali, contro una media nazionale del 9,1%.
Dulcis in fundo, per quanto riguarda il numero di postazioni di lettura, la forbice tra Sicilia e Nord Italia è ancora più ampia: nell’isola sono presenti appena 1,4 postazioni di lettura ogni mille abitanti, il valore più basso dello Stato italiano, mentre in vetta alla classificala spicca la Valle d’Aosta, con 13,6 posti ogni mille abitanti.
Le ragioni dei disservizi vanno ricercate nella mancanza di interesse delle istituzioni nazionali e regionali a rilanciare – e quindi finanziare – la cultura nell’isola, mentre i Comuni che dovrebbero occuparsi della gestione delle biblioteche, dalla manutenzione al pagamento degli stipendi, sono senza un soldo. 147 comuni sono stati recentemente commissariati perché non in grado di approvare il bilancio di previsione 2024/2026 e, dal momento che non si hanno i soldi nemmeno per la manutenzione delle strade o delle infrastrutture idriche, non sorprende scoprire che il rilancio delle biblioteche comunali non si trovi in cima alla lista delle voci di spesa degli Enti locali.
La scarsa accessibilità alle biblioteche siciliane, oltre che a ledere tutta la popolazione del diritto di potersi formare e istruire in luoghi adatti, è una mazzata anche per tutti coloro che vorrebbero fare ricerca in Sicilia e sulla Sicilia. Nelle nostre biblioteche è custodito un inestimabile patrimonio culturale a cui tanti studiosi vorrebbero attingere per i propri lavori, restituendo prestigio e importanza agli stessi luoghi in cui tale patrimonio è conservato, ma gli ostacoli già esposti rendono tutto ciò parecchio complicato.
Qualcuno potrebbe anche sperare che i governi nazionale e regionale, prendendo atto della condizione di abbandono in cui versano le 339 biblioteche siciliane, decidano spontaneamente di intervenire a salvaguardia della cultura in Sicilia, se solo non fosse che tale settore sia stato avviato dallo Stato italiano alla stessa deriva dell’istruzione, della sanità, dei trasporti pubblici e chi più ne ha più ne metta: tagli su tagli in favore dei privati e delle regioni più produttive della penisola.
E allora come faranno i siciliani a poter fruire gratuitamente dei libri? Beh, non è un problema e i dati lo confermano, i siciliani leggono poco…
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