Dopo il taglio al Reddito, i mancati trasferimenti di milioni di euro, gli schiaffi alla sanità, il Governo che odia la Sicilia fa un altro passo avanti. Qualche giorno fa, il Senato ha approvato la legge sull’autonomia differenziata. Seppur l’iter per l’attuazione della legge sia ancora lungo – è probabile che il testo, una volta discusso alla Camera, venga modificato e quindi necessiti di una seconda valutazione da parte del Senato – ciò rappresenta un significativo segnale per l’approvazione del ddl Calderoli.
L’autonomia differenziata, figlia del disperato tentativo della Lega di risalire la china dei sondaggi, e del compromesso tra i partiti di governo, rappresenta un salto di qualità nel processo di accentramento delle risorse verso i centri produttivi dello Stato italiano, a scapito di regioni come la Sicilia, che si vedrebbero private di miliardi in settori chiave come scuola e sanità.
Ebbene sì, i partiti del prima gli italiani e dei grandi nazionalismi stanno portando avanti un disegno di legge che stabilirà per iscritto quali regioni, e i loro rispettivi abitanti, hanno diritto a curarsi, ad andare a scuola, ad avere stipendi dignitosi, e quali no. Perché questo dice questa legge, ogni regione tenga il suo gettito fiscale per se, niente più fondi perequativi, chi ha faccia, chi non ha… pazienza.
Per l’approvazione definitiva della legge resta da superare lo scoglio dell’individuazione dei Lep, livelli essenziali di prestazione. L’idea sarebbe quella di far partire tutti da una condizione uguale, peccato però che per far arrivare la sanità siciliana al pari di quella lombarda o emiliana ci vorrebbero miliardi di euro, che però non possono essere spesi – secondo la stessa legge dell’autonomia.
In attesa di vedere come si evolverà l’iter per l’attuazione per l’autonomia differenziata, quanto accaduto conferma la linea di continuità tra il governo Meloni e tutti quelli che l’hanno preceduto: progettualità e investimenti rivolti esclusivamente alle regioni del Nord, mentre il Sud e le Isole sono costrette a spartirsi le briciole.
Questa storia forse qualcosa però ce la dice, se non ci considerano “italiani” loro, perché dovremmo farlo noi?
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