La situazione incendi in Sicilia è drammatica ormai da due giorni. Per ultima si è aggiunta Pantelleria, dove nelle ultime ore è scoppiato un nuovo incendio. Circa sessanta roghi in tutta l’isola stanno mandando in fumo ettari di vegetazione oltre a creare enormi disagi.
La situazione nel palermitano
Benché la situazione risulti grave anche nel Messinese e nel Trapanese (dove un incendio ha coinvolto anche il parco archeologico di Segesta, mettendo a rischio uno dei nostri più importanti patrimoni culturali), la zona più colpita al momento è quella del Palermitano; una lunghissima lingua di fuoco circonda la città, dalla zona orientale di Monreale fino al promontorio di Capo Gallo. Emergenza anche a Bellolampo, dove ha preso fuoco la quarta vasca della discarica comunale, facendo scattare l’allerta per il rischio nubi tossiche, nonché quella di contrada Inserra, nei pressi dell’ospedale Cervello, che è stato minacciato dalle fiamme ma tuttavia non evacuato. Palermo resta circondata dal fuoco e, a causa delle condizioni climatiche, i canadair non riescono ad adempiere alla loro funzione.
Anche l’aeroporto di Punta Raisi è rimasto chiuso per alcune ore a causa delle fiamme che dalle montagne circostanti lo hanno raggiunto e circondato. Al momento sono consentiti soltanto un numero limitato di decolli. Tale disagio vissuto dallo scalo palermitano, aggiunto alle conseguenze dell’incendio all’aeroporto di Catania occorso negli scorsi giorni, sta mandando in tilt i collegamenti con l’isola.
Disagi e dramma per la popolazione
È salito a 1500 il numero degli sfollati. Tale cifra però non computa chi ha lasciato la propria casa per il timore di subire danni all’incolumità. Sono invece più di 200 i ricoverati in ospedale a causa dell’inalazione dei fumi. Inoltre, una donna di 88 anni è morta vicino Monreale perché i sanitari del 118, a causa degli incendi, non sono riusciti ad arrivare a prestare soccorso. Diversi anche i blackout verificatisi in molte parti dell’isola, creando ulteriori disagi e difficoltà alla popolazione; critica la situazione a Catania, dove gran parte della città si trova da giorni senz’acqua.
La stessa Protezione civile invita a uscire di casa il meno possibile per il rischio diossina nell’aria, cercando di evitare di respirare i veleni che vengono sprigionati da questi incendi.
Coldiretti Sicilia in una nota stampa fa una stima dei danni osservabili al momento: “Un calcolo che già ammonta a vari milioni di euro ma che di fatto non è quantificabile anche per le evidenti conseguenze che tutta la Regione avrà. Ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi bruciati con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo con effetti devastanti dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità”.
Dichiarare lo stato di emergenza
Diverse le responsabilità e i nemici da individuare: dalla mancata prevenzione a chi lucra business su questi eventi. Imbarazzante e vergognoso il silenzio delle istituzioni italiane e regionali che ieri, mentre il fuoco divampava tutto intorno a Palermo, salutavano con gioia il passaggio delle Frecce tricolore sulla città.
Ciò che è certo è che questo è il modo in cui la crisi climatica si sta manifestando nella nostra terra: incendi devastanti estivi e conseguenti alluvioni e tragedie coi temporali invernali.
Chi dovrebbe intervenire per tutelare le persone e gli ecosistemi ottiene invece profitti dagli incendi; come ogni anno, infatti, la prevenzione è stata realizzata in ritardo e in modo inadeguato, permettendo al fuoco di divampare incontrollato.
A disastro compiuto, serve agire per arginare il danni naturali e sociali: le istituzioni devono dichiarare al più presto lo stato di emergenza per la crisi climatica e l’emergenza incendi in Sicilia, mettendo in campo fondi e misure straordinarie per aiutare la popolazione e per evitare morti e ulteriore devastazione del patrimonio storico, arrivando a chiudere i posti di lavoro e ridurre gli spostamenti al minimo per la popolazione se la situazione continuerà a rimanere critica nei prossimi giorni.
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