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  • 3 miliardi totali stanziati dalla Banca europea degli investimenti (Bei) per l’istruzione italiana

    3 miliardi totali stanziati dalla Banca europea degli investimenti (Bei) per l’istruzione italiana

    È stata accolta con toni trionfalistici sui quotidiani italiani la notizia dei 3 miliardi totali stanziati dalla Banca europea degli investimenti (Bei) per l’istruzione italiana, 688,5 milioni dei quali destinati alle università, di cui oltre 200 soltanto nel 2023.

    Saranno circa 1000 in più i posti letto; peccato, però, che a essere coinvolti saranno solo gli atenei del nord Italia. Infatti, degli oltre 200 milioni investiti nel 2023, 50 milioni sono stati ricevuti in dote dalla ricchissima Bocconi di Milano, sommandosi agli 85 ricevuti nel 2014; 46 e 45 se li sono invece aggiudicati rispettivamente Bologna e Modena-Reggio Emilia; infine, 97,5 sono i milioni destinati al Politecnico di Torino.

    La vicepresidente della Bei Gelsomina Vigliotti festeggia il traguardo: «abbiamo dimostrato un impegno tangibile nel settore dell’istruzione, investendo quasi tre miliardi di euro negli ultimi 10 anni». «Queste risorse – spiega – contribuiranno a sostenere oltre 3000 interventi, spaziando dalla modernizzazione delle infrastrutture scolastiche alla costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica».

    La notizia appare come l’ennesimo schiaffo rivolto alle università siciliane e arriva a pochi giorni dalla pubblicazione della prima graduatoria per l’assegnazione della borsa di studio all’Università degli studi di Palermo, che ha visto il 53% degli idonei risultare non assegnatario e dunque escluso da ogni beneficio. Una problematica annosa, che si aggiunge alla precarietà delle residenze universitarie, alla mancanza di posti letto per gli idonei e alle gravi lacune nelle strutture e nelle risorse didattiche messe a disposizione dagli atenei siciliani che penalizzano chi vorrebbe studiare qui, contribuendo ad alimentare il fenomeno dell’emigrazione forzata. Dai dati più recenti risulta, infatti, che il 30% degli studenti siciliani è costretto ad emigrare per intraprendere o completare gli studi.

    Sembra evidente come la Sicilia continui a essere trattata da colonia dalla quale estrarre risorse, anche umane e intellettuali, e non trovi mai spazio nei piani di investimento dei governi, di ogni colore politico e su tutti i livelli.

    Finché il meccanismo di assegnazione dei fondi alle università continuerà a premiare gli atenei già maggiormente finanziati – e solo per questo più virtuosi – non esiste alcuna possibilità di miglioramento della condizione formativa e lavorativa degli studenti siciliani.

    Opporsi a questo catastrofico disegno è necessario per battere le politiche nazionali e regionali che impoveriscono culturalmente ed economicamente la Sicilia.


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