È protesta all’Università degli Studi di Palermo, dopo la pubblicazione della prima graduatoria per l’assegnazione delle borse di studio da parte dell’Ersu: soltanto il 47% degli idonei potrà accedervi; il restante 53% non percepirà i benefici che l’ente regionale dovrebbe garantire. Gli studenti hanno esposto, davanti la sede dell’Ersu, uno striscione con scritto «53% di idonei senza borsa di studio. Diritto allo studio è diritto a restare».
La notizia arriva a pochi giorni dai festeggiamenti per il record di iscritti a Unipa: per l’Anno Accademico 2023/2024 sono stati 11.500 gli studenti immatricolati. Ma le limitate risorse ministeriali messe a disposizione dell’Ateneo, non riescono a soddisfare le richieste delle borse di studio dei 3mila idonei in più, tale che ad oggi meno della metà risultano assegnatari. Per Palermo si parla di un 30% di richieste in più che l’Ente non riesce ad esaudire coi 20 milioni di euro provenienti da fondi ministeriali, Pnrr e tassa sul diritto allo studio.
«Siamo felici per il record di iscritti – spiega Anthony Graziano dell’associazione Nun si parti -, un traguardo sicuramente importante per una terra gravata da tempo dal fenomeno dell’emigrazione giovanile forzata. Ma occorre prima di tutto pretendere fondi e creare le condizioni per restare affinché venga garantito il diritto allo studio a tutti gli idonei di borsa di studio e posto letto, vecchi e nuovi».
Ai motivi della protesta, si aggiungono la precarietà delle residenze universitarie e la mancanza di posti letto per tutti gli idonei. In particolare, gli studenti chiedono risposte sul destino degli studenti fuori sede e delle strutture, dal Santi Romano per la cui ristrutturazione sono stati promessi 10 milioni di euro dei 20 milioni stanziati dalla Finanziaria regionale, alle proposte di nuovi posti letto, promessi dall’assessore Turano, vista l’impossibilità di destinare agli universitari il San Paolo Palace.
«Non continueremo ad accettare di essere trattati come studenti di Serie B da chi governa a Roma, con il benestare del governo siciliano – conclude Gaspare Russo del Laboratorio Studentesco Autonomo -. Ci rivolgiamo direttamente all’assessore regionale Turano e al Ministro Bernini: pretendiamo investimenti sul nostro futuro. Diritto allo studio è diritto a restare».
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