Dopo una pausa iniziata a settembre 2022 e finita a giugno 2023 – con una breve ripresa nel periodo natalizio – continuano i battibecchi tra il Presidente della Regione Renato Schifani e l’Amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, in una battaglia che vede contrapporsi senza possibilità di sintesi gli interessi del settore pubblico a quelli di un’azienda privata che gode di ingenti finanziamenti pubblici. A seguito delle infruttuose segnalazioni del Presidente relativamente al cartello tra Ita e Ryanair, che già l’anno scorso avevano stipulato un accordo per non farsi reciproca concorrenza applicando prezzi al rialzo, e una denuncia – altrettanto infruttuosa – della stessa situazione all’Antitrust, adesso a riportare il tema alla ribalta è il Consiglio dei Ministri.
Il gioco è bello se è litigarello
Le misure contenute nella legge «Asset e Investimenti» vidimate la scorsa settimana e studiate per attutire l’impennata dei prezzi imposti dalle compagnie aeree, per quanto timide e di per sé insufficienti per garantire la continuità territoriale nelle isole, hanno suscitato sgomento e una levata di scudi da parte della low-cost irlandese, che dall’aeroporto di Palermo ha ottenuto 15 milioni di euro soltanto nel 2022 e che rivendica per sé il diritto alla speculazione nel periodo dell’anno che più vi si presta, quello estivo.
«Adesso il caso è esploso a livello nazionale ed è giusto risolverlo complessivamente» è la frase con cui Schifani commenta il d. lgs. italiano, primo intervento politico sulla questione del caro-voli da diverso tempo, e che significativamente arriva quando l’aumento dei prezzi comincia ad intaccare il turismo nella penisola. Una legge, come dicevamo, insufficiente, che sembra intuire, però, che un contrasto alla speculazione dei privati (sui cieli che, evidentemente, nulla hanno a che fare con la sovranità degli Stati nazione sopra cui stanno ma unicamente con quella del mercato) non è efficace se condotto a colpi di segnalazioni, comunicati stampa e litri di lacrime di coccodrillo – elementi che, invece, descrivono nel complesso la strategia politica che Palazzo dei Normanni ha scelto di adottare sul tema fino ad ora.
La classe dirigente siciliana è una classe politica mediocre e senza orgoglio, che vive sotto l’ala sicura della linea di priorità dettata dal Governo italiano, trascurando colpevolmente i compiti particolari che sarebbe chiamata a svolgere in questa terra; si conferma profondamente inadeguata, incapace di rappresentare gli interessi dei siciliani e di trattare il nostro diritto alla mobilità con la dovuta serietà. Contrastare le speculazioni del mercato sulla nostra terra e, in particolare, sulla mole di siciliani che l’emigrazione forzata porta a volare continuamente su e giù per lo Stato italiano, dovrebbe essere un tema che impegni la politica istituzionale tutto l’anno – non soltanto durante i periodi festivi, non soltanto quando lo dicono i turisti e non soltanto tramite inutili battibecchi buoni solo a pulire la coscienza al politico di turno.
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