Un forte “no” contro il disegno di legge sull’Autonomia differenziata presentato e ormai approvato dal Consiglio dei Ministri, arriva da Palermo, dove questo pomeriggio si è svolta la prima manifestazione cittadina promossa dalle organizzazioni indipendentiste Siciliani Liberi e Trinacria. I manifestanti si sono radunati intorno alle 17 a piazza Verdi, sventolando bandiere della Sicilia dietro un grande striscione con scritto “Autonomia differenziata, ingiustizia legalizzata”.
«Con l’autonomia differenziata il Governo italiano vuole portare altre risorse e servizi a un Nord già privilegiato – spiega … di Siciliani Liberi – Noi attendiamo inutilmente dal 1946 l’attuazione dello Statuto e siamo ogni giorno calpestati e offesi, mentre i più forti sono accontentati subito. Noi non siamo contrari alle autonomie e non crediamo che lo Stato centrale, che ha sempre discriminato il Sud e le isole, possa ridarci quella pari dignità che ci spetta, ma questa autonomia differenziata è una ingiustizia legalizzata».
L’eventuale applicazione di questa autonomia differenziata certamente segnerà un cambio di passo importante all’interno dello Stato italiano: consentirà, infatti, alle regioni a Statuto ordinario di chiedere a Roma la possibilità di legiferare su materie centrali come la sanità, l’istruzione, la tutela dell’ambiente o la produzione dell’energia. Insieme alle competenze, le regioni potranno anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive. La proposta è sempre stata uno dei cavalli di battaglia della Lega, che ha sostenuto le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Ma il fronte del “no” in Sicilia, come in altre regioni del Sud, è rappresentato non solo da organizzazioni indipendentiste, ma anche da agricoltori, sindacati, cittadini e, soprattutto, sindaci e amministratori locali.
«L’applicazione dell’autonomia differenziata sarà funzionale all’arricchimento delle regioni già più ricche – ha affermato in piazza il prof.re Elio Di Piazza di Trinacria – portando a un crollo sociale ed economico delle regioni più povere. Quando, da qui a qualche anno, arriveranno ancora meno risorse per i bisogni primari della popolazione, ai siciliani non resterà che unirsi alla massa di emigrati, obbligati a fuggire dalla propria terra perché qui non si riesce a vivere, cercando un futuro migliore altrove, magari proprio al Nord Italia, dove le cose sembrano funzionare meglio grazie ai soldi sottratti alla nostra isola».
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