Questa mattina, gli studenti palermitani sono tornati in piazza in occasione della giornata internazionale degli studenti.
«Il diritto allo studio non si tocca», questo è lo slogan che ha accompagnato la manifestazione, che da piazza Verdi si è mossa verso l’Università, in viale delle Scienze. Il corteo è stato organizzato dal coordinamento Studenti Palermitani.
«Da anni assistiamo a costanti tagli all’istruzione pubblica – spiega Monica Luca rappresentante del liceo linguistico Cassarà – a riforme firmate dai governi, sia di destra che di sinistra, volte ad aziendalizzare sempre di più la scuola e l’università, a normalizzare il lavoro gratuito, attraverso l’alternanza scuola/lavoro e i tirocini non retribuiti, ad aumentare il divario tra Nord e Sud Italia e a escludere progressivamente le classi più povere dalla possibilità di studiare. I dati sulla dispersione scolastica e la povertà educativa a Palermo lo confermano. Si tratta di riforme e interventi che non risolvono i problemi strutturali delle nostre scuole, come la carenza di spazi e di servizi e le condizioni fatiscenti delle strutture, ma anzi sviliscono il diritto allo studio».
In piazza studenti dei licei Damiani-Almeyda, Cassarà, Einstein, Catalano, Meli, Galilei dell’istituto Duca degli Abruzzi, Medi. Tra le rivendicazioni, anche il diritto a poter rimanere in Sicilia dopo la scuola e non essere costretti a emigrare.
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«Se guardiamo al nostro futuro in questa terra – spiega Alessandro Bianchi, rappresentante di istituto dell’Almeyda di via Vivaldi – vediamo solo disoccupazione, precarietà o emigrazione. Non vogliamo cedere a questo ricatto, ma lottare fin da ora per pretendere investimenti per la Sicilia nel campo dell’istruzione, del lavoro e delle infrastrutture. Scegliamo di restare, ma con la garanzia delle stesse stesse opportunità offerte al Nord Italia».
Al corteo hanno partecipato anche gli studenti universitari dell’Assemblea per il diritto allo studio, che hanno recentemente lanciato la campagna “60 non fa cultura” contro la riforma Bianchi e le nuove norme di reclutamento degli insegnanti.
«Siamo scesi in piazza – spiega Gaspare Russo – Contro il DPCM 60 CFU, la riforma che riguarda gli studenti universitari e che rende quasi impossibile accedere al mondo dell’insegnamento, soprattutto per chi vive in condizioni economiche difficili. La riforma prevede che gli studenti neolaureati affrontino un corso da 60 CFU dal costo massimo di €2500, spesa che gli studenti saranno costretti a sobbarcarsi autonomamente, e che prevede almeno 240 ore di tirocinio non retribuito. In più, qualora si riuscisse a superare il concorso per l’abilitazione all’insegnamento, si dovrà svolgere un altro anno di prova in una scuola gratuitamente. Un percorso a ostacoli, che con la retorica del merito, trasforma il diritto all’insegnamento in un privilegio da acquistare e in anni di precariato e lavoro gratuito».
La manifestazione si concluderà presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, con una assemblea studentesca sul diritto allo studio.
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