La protesta degli agricoltori e allevatori della Valle del Belice, Valle del Sosio e dell’Alto Belice si sposta dentro l’aula consiliare del comune di Poggioreale, in provincia di Trapani, nella quale si è svolta una prima assemblea per organizzare le prossime mobilitazioni dei lavoratori del settore agricolo in tutta la provincia.
I problemi evidenziati all’interno dell’assemblea sono stati numerosi, legati alle politiche portate avanti dall’Unione Europea, dallo Stato italiano e dalla Regione Siciliana.
La nuova PAC, approvata dalla Commissione europea, ha introdotto obblighi e condizionalità che, di fatto, disincentivano l’attività di produzione primaria, spingendo le piccole imprese ad abbandonare il settore agricolo, servendosi della falsa retorica di tutela dell’ambiente, come l’esempio degli eco-schemi 4 e 5, che tolgono superficie alle colture di grano e al pascolo.
La PAC vigente, anche in vista delle imminenti elezioni europee, deve essere modificata affinché si possa garantire un’adeguata produzione di cibo e che la tutela dell’ambiente non riduca le superfici coltivate.
Per quanto concerne lo Stato italiano, le recenti politiche hanno introdotto nuovi strumenti di tassazione, come l’imposizione del pagamento dell’IRPEF per i coltivatori diretti. Ciò si aggiunge ai diversi adempimenti burocratici e la miriade di adempimenti che fanno lievitare enormemente i costi di produzione sono diventati insostenibili.
Infine, la Regione Siciliana contribuisce a rallentare il processo di assegnazione delle misure di sostegno, in quanto il personale qualificato negli ispettorati è numericamente insufficiente per gestire la mole di pratiche presentate, spingendo numerosi agricoltori e allevatori a rinunciare agli aiuti.
A fronte di un danno per la peronospora stimato di circa 300 milioni di euro per la riduzione della produzione viticola della Sicilia Occidentale, la Regione ha stanziato soltanto 25 milioni di euro di risarcimenti per le aziende nei prossimi due anni.
“Non c’è più tempo per aspettare, dobbiamo agire adesso per far capire ai politici regionali e nazionali che il settore agricolo siciliano è al collasso. Siamo stanchi dei falsi proclami, delle belle promesse fatte solo a voce, adesso vogliamo i fatti.
Rivendichiamo la tutela del mercato locale, per garantire cibo sano per i siciliani e per la sopravvivenza di un settore che permette di portare il pane in tavola a decine di migliaia di famiglie in tutta l’isola”, afferma Lorenzo Giocondo, agricoltore locale.
Gli agricoltori e allevatori della Sicilia si battono contro le politiche a sostegno delle multinazionali, che distribuiscono cibo a basso costo, scadente e trattato con prodotti chimici (vietati in Italia), alle famiglie siciliane, facendo affondare le aziende agricole dell’isola con l’aumento del costo del gasolio, della tassazione sui terreni, senza contare i minori contributi rispetto a quelli incassati dalle aziende del nord-italia per ogni ettaro di terreno.
Questa è solo una delle numerose assemblee che si terranno in tutta l’isola per organizzare la protesta.
La Sicilia alza la voce.
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