Si è svolto questa mattina il corteo studentesco, organizzato dal coordinamento Studenti Palermitani, in prossimità della giornata internazionale degli studenti. I giovani sono partiti intorno alle 9:30 da piazza Verdi per raggiungere Palazzo Comitini, dove saranno ricevuti in delegazione da una rappresentanza della Città Metropolitana. L’obiettivo è quello di evidenziare alcune delle problematiche che riguardano gli istituti scolastici, in materia di edilizia, carenza di spazi e diritto allo studio.
Al centro della protesta, i continui tagli all’istruzione pubblica che stanno riducendo al minimo le risorse a disposizione delle scuole, ma anche il diritto a restare in Sicilia, sempre più messo in discussione dalla carenza di opportunità formative e lavorative.
«Sappiamo bene che andare a scuola in Sicilia ci carica di problematiche e contraddizioni – spiega Carola Aliotta, rappresentante d’istituto del Gioeni-Trabia -. Studiare qui significa farlo con la consapevolezza che i soffitti potrebbero crollare da un momento all’altro sulle nostre teste, che almeno una volta l’anno saremo costretti a evacuare le aule a causa di infiltrazioni, finendo collocati nei laboratori o nei corridoi; vuol dire seguire le lezioni con le coperte portate da casa a causa del freddo o fare i conti con la carenza di strumenti tecnologici, come lim e computer, che al Nord Italia invece sono garantiti. Siamo stanchi di vivere ogni anno gli stessi disagi, figli della mancanza di investimenti sull’istruzione pubblica e dei continui tagli».
“Basta scuole fatiscenti” si legge nello striscione. E ancora “pretendiamo investimenti”. Nei cori, gli studenti reclamano il diritto a scegliere di rimanere in Sicilia, senza essere costretti a emigrare.
«La Sicilia è soggetta oggi più che mai ad un profondo e devastante fenomeno di spopolamento – continua Alessandro Bianchi del liceo artistico Almeyda -. E d’altronde chi dovrebbe restare in una terra in cui si vedono solo tagli e nessun investimento? Sono circa 222 mila i siciliani che se ne sono andati dal 2000 al 2020: è un emorragia che scorre ancora oggi a ritmo di 10 mila siciliani emigrati ogni anno. Molti di questi sono appena usciti dal liceo e si trasferiscono a Bologna, a Milano o direttamente all’estero per completare gli studi o per andare a lavorare. Non è più accettabile essere costretti a emigrare per garantirsi un futuro».
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