Fare sport è una pratica sempre meno diffusa, specialmente in Sicilia. Secondo i dati Istat, infatti, solo il 20,1% dei siciliani pratica attività sportive in maniera continuativa, a fronte di una media nazionale del 26,3%. A un primo sguardo si potrebbe dedurre che l’attività sportiva non sia ritenuta prioritaria dai siciliani, probabilmente per la tradizionale narrazione che ci racconta da sempre primatisti nell’arte del grattarsi la pancia sul divano. Basta, però, farsi un giro nelle strutture sportive pubbliche inSicilia per rendersi conto che la crescente sedentarietà della popolazione è innanzitutto figlia delle condizioni materiali delle infrastrutture locali, a partire dall’inefficienza del settore pubblico. Da un’elaborazione di Openpolis sullo “Sport e tempo libero”, emerge che le amministrazioni comunali siciliane spendono in media circa 25 euro per cittadino. Numeri ben al di sotto della media nazionale, superiore ai 30 euro pro capite. Non mancano però casi ancor meno virtuosi, come quello della città di Messina, in cui l’amministrazione comunale destina soltanto 5,6 euro per abitante alle infrastrutture e alle attività sportive. Non aiuta neppure la condizione degli impianti sportivi nelle scuole, luoghi in cui i ragazzi dovrebbero appassionarsi allo sport e praticarlo con continuità, ma dove l’assenza di palestre rende tutto ciò impossibile nei fatti. Dai dati Istat 2020 resi pubblici da Openpolis, se nelle regioni del Nord-Ovest il 41,3% delle scuole è provvisto di una palestra, in Sicilia è presente in meno di un edificio su 4, il 24,6% del totale. Secondo la Svimez, oltre 315 mila giovani siciliani frequentano un istituto scolastico senza palestra. Nell’isola sembra dunque impossibile praticare sport in maniera pubblica e gratuita, né a scuola né altrove, facendo sì che il costo ricada interamente sulle spalle di chi vuole praticarlo. Secondo l’indagine condotta da Uisp e Svimez, il 90% dei siciliani svolge attività fisica in strutture private. E ciò, in una terra come la Sicilia, incide non poco nella “volontà” di fare sport, dato l’elevato tasso di disoccupazione, i salari ben al di sotto della media nazionale e il costo sempre crescente richiesto dalle palestre e dagli impianti sportivi in generale, rendendo l’attività fisica un lusso riservato a pochi eletti. Infatti, come provato dal rapporto dell’Osservatorio Compass, mentre la spesa media per le attività sportive è salita da 483 euro l’anno a 600 euro nel 2023, il 30% dei lavoratori siciliani guadagna meno di 800 euro al mese. Non si spiega dunque in che modo sia possibile per i siciliani praticare sport quando un abbonamento in una struttura sportiva vale più della metà del proprio stipendio, a meno che l’alternativa non sia quella di dormire in palestra così da risparmiare su affitto e bollette. E in tutto ciò, come si sta muovendo la Regione Siciliana per cercare di invertire la tendenza a sostegno dei ragazzi e delle famiglie che vogliono fare sport? L’assessorato regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo ha recentemente assegnato 14.247 voucher a giovani siciliani, tra i 6 e i 16 anni, appartenenti a famiglie con un Isee inferiore ai 12 mila euro l’anno. Una misura che, seppur utile a sostenere una fetta dei giovani siciliani, non va al cuore della questione. Senza ingenti investimenti pubblici nelle infrastrutture sportive e nelle scuole siciliane, non c’è bonus che tenga: lo sport resterà un privilegio dal costo salatissimo riservato a una fortunata minoranza.
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