L’organico del personale docente in Sicilia per l’anno scolastico 2025/2026 diminuirà drasticamente. Questo è ciò che si evince dalla Legge di Bilancio 2025, che prevede un taglio di cattedre pari a 603 unità suddivise tra le nove province.
Tra le giustificazioni fornite da Roma, la principale pare essere il calo demografico, che si concretizzerà in una diminuzione di oltre 8000 studenti dal prossimo settembre. Tuttavia, di fronte ad un sistema scolastico stabilmente carente, che già vede un organico non conforme alle reali necessità del territorio, un ulteriore ridimensionamento rappresenterebbe il colpo finale per affossare il sistema di formazione dell’isola.
Ad alimentare ulteriormente la preoccupazione dei docenti, vi è la conseguente riduzione delle opportunità di trasferimento provinciale ed interprovinciale. Una riduzione di questa portata impedirebbe a numerosi insegnanti emigrati di far rientro nella propria terra, oltre ad alimentare la precarizzazione e rischiare di rendere meno efficaci anche i concorsi legati al PNRR.
«Una logica puramente numerica che ignora le reali esigenze dei territori, soprattutto di quelli più fragili e a rischio spopolamento […]. Occorre ridurre il numero di alunni per classe, per garantire una scuola inclusiva e di qualità, e investire concretamente nei territori interni e montani, contrastando lo spopolamento e sostenendo la presenza di presidi scolastici diffusi e accessibili» spiega Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia.
La scelta del governo nazionale in effetti è basata sul mero risparmio economico, sfrutta il calo demografico per sottrarre fondi alle scuole siciliane, lasciando inalterate le condizioni di un sistema scolastico decadente che, guarda caso, è una delle cause dello spopolamento della nostra isola.