L’emergenza acqua in Sicilia non ha fine, e la situazione diventa sempre più drammatica ogni giorno che passa.
Il piano di emergenza, emanato dalla Regione Siciliana lo scorso 15 marzo, che prevede il razionamento delle risorse idriche per le province di Agrigento, Enna, Messina, Palermo, Caltanissetta e Trapani, non è sufficiente per conservare la poca acqua disponibile sull’Isola.
La siccità perenne ha infatti fatto crollare del 50% il volume d’acqua contenuta negli invasi siciliani, spingendo l’Amap di Palermo a diminuire la pressione nelle reti idriche degli abitanti del capoluogo e della provincia a partire dal cinque aprile. L’alternativa è rischiare di non avere abbastanza acqua per arrivare al prossimo inverno.
A essere colpiti dalle misure restrittive saranno 47 comuni del palermitano, che si aggiungono agli altri 100 già sottoposti al razionamento, colpendo circa un milione di abitanti. Un siciliano su cinque riceverà col contagocce un bene fondamentale come l’acqua a tempo indeterminato.
A determinare l’attuale stato di cose è stata la mancanza di investimenti per la manutenzione delle condutture idriche per limitare gli sprechi, e la totale assenza di infrastrutture in grado di raccogliere e riutilizzare l’acqua piovana. Se le istituzioni regionali e nazionali non si impegneranno per destinate risorse alle infrastrutture siciliane la situazione non potrà fare altro che aggravarsi.
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