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  • Base di Niscemi: gli USA fanno richiesta per nuovi interventi. L’opposizione del Movimento No Muos

    Base di Niscemi: gli USA fanno richiesta per nuovi interventi. L’opposizione del Movimento No Muos
    Il 21 giugno sono stati presentati dalla Marina Militare statunitense i documenti per svolgere alcuni lavori legati all’erosione dell’acqua piovana e al ripristino delle condizioni di sicurezza dell’area in cui si trova la base militare e il Muos di Niscemi. Gli interventi richiesti sono descritti in una cinquantina di pagine stilate da AECOM, società con sede legale a Milano, specializzata in progettazione anche nel settore delle infrastrutture militari. In più, si prevede la costruzione di un prefabbricato, la cui destinazione d’uso non è ancora definita.
    Le proposte dovranno ora essere sottoposte alla valutazione di incidenza ambientale; la procedura V.Inc.A prevede che il Comune di Niscemi, associazioni ambientaliste e associazioni portatrici di interessi possano presentare osservazioni favorevoli o contrarie.

    La descrizione degli interventi

    Come si legge nella relazione descrittiva redatta da AECOM URS Italia S.p.A. per conto della U.S. Navy,  nello specifico, i Progetti riguardano: il ripristino delle condizioni di sicurezza del versante meridionale dell’area in cui è ubicato il Mobile User Objective System (MUOS), ove sono installate alcune antenne per le comunicazioni; la rimodulazione dell’intero sistema di regimentazione delle acque meteoriche di tale area per risolvere i problemi di erosione superficiale; interventi di ingegneria naturalistica volti a mitigare il dilavamento dei pendii; l’inserimento di un nuovo prefabbricato da utilizzare come uffici di supporto all’area.
    «Per via dell’effetto di ruscellamento delle acque piovane e per la scarsa efficienza del sistema di raccolta e smaltimento delle stesse, la canaletta di convogliamento ed allontanamento delle acque meteoriche del piazzale posta a Sud risulta compromessa, sia nella sua struttura che nella sua integrità fisica: la cordonata perimetrale e la sottostante scarpata in pendenza sono, infatti, collassate. Il fenomeno erosivo è in continua evoluzione ed ha coinvolto anche l’impianto di illuminazione su pali. Gli interventi hanno, pertanto, lo scopo di incrementare le condizioni di sicurezza del personale e delle istallazioni presenti all’interno della base, e di rimuovere la causa che ha generato il danneggiamento poc’anzi richiamato» – citando testualmente.
    Nello stesso documento, si precisa che i sopra citati Progetti devono essere sottoposti anche alle seguenti procedure autorizzative: 1) Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.), in quanto essi ricadono anche all’interno del sito della Rete Natura 2000 ZSC ITA050007 “Sughereta di Niscemi”; 2) Autorizzazione Paesaggistica, in quanto le Riserve Naturali sono soggette a vincolo paesaggistico. Pertanto, la base NASSIG – NCTS Niscemi, contestualmente alla richiesta di nulla osta, ha anche attivato le procedure di V.Inc.A. e di autorizzazione paesaggistica.
    La durata dei lavori è stata quantificata in quattro mesi e mezzo, durante i quali si prevedono potenziali impatti e disturbi ambientali in fase di cantiere e in fase di esercizio (traffico veicolare, emissioni in atmosfera, produzione di rifiuti, rumori, uso di risorse naturali, inquinamento luminoso). A lavori terminati, l’impatto ambientale sulla Sughereta dovrebbe essere pressoché nullo.

    Un’opera abusiva 

    «La Marina militare statunitense afferma di avere l’esigenza di effettuare lavori di manutenzione straordinaria per risolvere problemi legati all’erosione del costone a ridosso della base, ma non dice il motivo da cui ha origine questo stato di cose, ovvero proprio gli stessi lavori effettuati per costruire il sistema di comunicazione militare all’interno di una riserva naturale. Sono stati gli sbancamenti di allora ad avere causato la fragilità del territorio e ora invece si veicola la storia dell’impegno a salvaguardia della riserva. Finché era un’area boschiva questi pericoli non c’erano, ma hanno cementificato larga parte della riserva e questi sono i risultati» – spiegano gli attivisti del Movimento No Muos, che da anni si battono contro l’istallazione della base militare e delle antenne di telecomunicazioni Usa a Niscemi, sottolineando proprio la devastazione ambientale che ha prodotto.
    Non si spiega, peraltro, cosa abbia a che fare la costruzione di un prefabbricato con i lavori di manutenzione; costruzione che va pure in contrasto con il divieto assoluto di edificabilità previsto per la Riserva.
    Per il Movimento No Muos sarà un’ulteriore occasione per ribadire non solo la contrarietà allo svolgimento dei lavori all’interno della base Usa, ma anche la necessità di smilitarizzare completamente l’area. «Il nostro impegno va avanti e anche in questo caso faremo la nostra parte, presentando le nostre osservazioni al progetto della Marina Militare statunitense. Lo stesso chiediamo di fare, entro il 20 luglio, a tutte le associazioni ambientaliste della Sicilia ma anche a tutti gli ingegneri ambientali che abbiano competenze per smontare l’ennesimo falso racconto che accompagna la storia del Muos».

    Musumeci e Draghi 

    Sappiamo bene che il movimento No Muos e gli abitanti della zona continueranno a protestare contro qualsiasi nuovo intervento nella base. Altrettanto bene, purtroppo, sappiamo cosa faranno invece Musumeci e Draghi. La fedeltà dell’attuale governo regionale e di quello nazionale al blocco statunitense non è un segreto. Agli americani che occupano il nostro territorio, Musumeci non ha mai mancato occasione di lustrare le scarpe.
    Pur di compiacere gli amici americani, giocheranno carte false per far sì che la Valutazione di impatto ambientale, l’Autorizzazione paesaggistica, le preoccupazioni degli abitanti e l’opposizione del movimento, non impediscano ai loro padroni di sistemare i loro giocattoli. Anzi, ci chiediamo come mai, anche questa volta, Musumeci non si sia proposto di pagarli lui i lavori per l’erosione costiera come fece qualche tempo fa a Sigonella…
    Amara Sicilia, che impedisce alle basi statunitensi di lavorare in pace!

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