Circa 900 milioni di euro, inizialmente destinati a infrastrutture e manutenzioni in Sicilia, sono stati “strappati” all’isola a vantaggio di altri progetti che verranno realizzati nel Nord Italia. La misura rientra nella revisione di 14 programmi ministeriali che, complessivamente, prevedono lo spostamento di oltre 10 miliardi di euro entro il 2036.
Secondo il Governo, questa rimodulazione nasce dalla necessità di accelerare la spesa pubblica: molti progetti previsti in Sicilia risulterebbero ancora in fase preliminare, mentre quelli del Nord sarebbero già cantierabili. Un criterio di efficienza, dunque, che però finisce per premiare ancora una volta le aree già ricche.
Salvo Russo, presidente di Anci Sicilia, sostiene che la somma che effettivamente “sparisce” ammonterebbe a circa 3 miliardi di euro. A questa cifra si arriverebbe considerando, tra i vari tagli, la riduzione del 70% – solo per il biennio 2025-2026 – dei fondi destinati a Province e Comuni per la manutenzione delle strade, la rigenerazione urbana e la messa in sicurezza di edifici e territori (pari a circa 800 milioni di euro).
A ciò si aggiunge l’esclusione dal PNRR di due lotti della ferrovia Palermo-Catania (588 milioni), di 13 dei 15 km del lotto Dittaino-Enna (che assorbe gran parte dei 594 milioni stanziati), e del bypass di Augusta (116 milioni). Infine, va considerata anche la quota spettante alla Sicilia – almeno un miliardo di euro – dei 15 miliardi di fondi non ancora impegnati del PNRR, che si intende destinare al sostegno dell’export delle imprese.
Si tratta di risorse che andranno a finanziare interventi in regioni come Liguria e Veneto, senza indicazioni chiare su un possibile rifinanziamento dei progetti originariamente previsti in Sicilia. Il rischio, inoltre, è quello di rallentare drasticamente opere urgenti, soprattutto se si considera, come sottolineato dallo stesso Russo, che “i 14mila km di viabilità interna sono privi di manutenzione dal 2014”.
La Sicilia, quindi, già provata da anni di gravi carenze infrastrutturali e investimenti discontinui, si vede per l’ennesima volta privata di risorse fondamentali per il proprio sviluppo. Le motivazioni adottate per giustificare tali scelte, celate dietro il paravento dell’efficienza, riflettono in realtà la stessa volontà politica che, nel tempo, ha finito per penalizzare sempre più la nostra isola, compromettendone le prospettive di crescita economica e sociale.